La progettazione efficiente e il facility management “smart” che il BIM consente di ottenere, permettono di ridurre consumi e avere edifici energicamente efficienti.
La sostenibilità è un aspetto sempre più importante e influente nella vita di ciascuno di noi. Un’attenzione agli aspetti della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, è un potente driver nel guidare le scelte dei consumatori, delle committenze e della società in genere.
In ambiente urbano riveste un’importanza ancora più elevata. Le città sono i conglomerati sociali più energivori, in grado di polverizzare la maggior quantità di risorse, territorio, ricchezza. Edifici e costruzioni sono fra i consumatori più attivi. È chiaro quindi che una transizione graduale alla sostenibilità anche da parte delle città, non può che passare attraverso un progressivo maggiore rendimento in questa direzione del suo edificato. Ma come rendere il corpus cittadino e i suoi organi (palazzi, edifici, infrastrutture) maggiormente sostenibili?
Digitalizzazione: dal processo al dato, dal dato al processo
La nostra epoca è quella della rivoluzione digitale. La progressiva digitalizzazione dei processi ha conferito a molti ambiti professionali una maggiore efficienza e soprattutto una maggiore capacità di rendicontazione e monitoraggio. Il controllo, l’interpretazione e catalogazione dei dati, è la chiave per guidare il processo decisionale, interpretare correttamente i fenomeni e dar loro la giusta rilevanza e, all’occorrenza, la giusta risposta.
In ambito AEC, alla rivoluzione copernicana del CAD, è seguita quella del BIM, un nuovo modo di lavorare improntato ad una maggiore efficienza e controllo dei processi (e dai dati) e alla collaborazione. Il BIM è lo strumento in grado di assicurare una maggiore performance sostenibile da parte dell’edificato. In che modo? Attraverso il coordinamento, controllo e la catalogazione dei dati. Il BIM è uno strumento di sapere che se correttamente utilizzato è capace di fornire linee guida e indirizzare tanto l’azione progettuale quanto quella gestionale del costruito.
LCA di un edificio: una sfida da BIM?
Il Life Cycle Assessment è uno dei modelli predittivi più accreditati nel calcolare l’impatto che un’azione o fenomeno hanno sull’ambiente. Prende in considerazione molti aspetti che vanno dalla produzione del singolo componente alla sua interazione con gli altri, fino al suo smaltimento e riciclo. Un LCA applicato ad un edificio deve tenere conto di una mole di dati di complessa gestione. Un edificio è infatti pietra, cemento, acciaio, plastica, vetro e molto altro. Come tenere insieme tutti gli impatti di ciascuno di questi elementi, dalla culla alla tomba? Il BIM, che è molto di più di un modo di progettare quadridimensionale, è soprattutto un ambiente di gestione del dato efficiente e monitorabile, per questo è applicabile (propedeutico) al calcolo del Life Cycle Assessment di un corpo complesso come un edificio.
Un modello LCA, arricchito di tutte le informazioni che il BIM è in grado accumulare, costituisce un utile base su cui modulare le decisioni di politica urbanistica, poiché consente di calcolare con anticipo e con maggiore precisione l’impatto sull’ambiente di un progetto. È uno dei motivi per cui molte amministrazioni hanno inserito fra i requisiti obbligatori per i partecipanti ai bandi la progettazione in BIM: efficienza e trasparenza.
Facility management smart
Nei primi vent’anni di vita la gran parte delle spese legate ad un edificio non sono legate alla sua costruzione (35%) ma alla sua gestione e manutenzione (65%). Eppure la figura del facility manager è ancora spesso inascoltata quando largamente sottovalutata. La gestione rappresenta la terza fase della vita di un edificio dopo la progettazione e la costruzione. Ed è quella più ricca di insidie, quella in cui è ancora più importante poter contare su informazioni attendibili e precise. Lo reale spessore di una soletta? La sua efficienza termica? Il materiale di quella tubazione? Qual è la sua aspettativa di vita? Quando posso aspettarmi di doverla sostituire? Tutte informazioni che renderebbero più efficiente ed efficace la gestione di un edificio, ma che non è più possibile ricavare dal solido muro di mattoni davanti a me. Da un modello BIM invece sì. La mole di metadati che costituisce la l’ossatura nascosta di un building information model, è in grado di fare la differenza nel facility management.
Un esempio dell’importanza di possedere dati affidabili nel FM? Tesco, la più grande catena di punti vendita GDO del Regno Unito, applicando sensori specifici agli impianti di condizionamento dei suoi supermercati, ha ricavato una mole di dati pari a circa 678 TB. Una mole impressionante di informazioni legate al variare della temperatura, dell’umidità, legate a loro volta alla presenza di pubblico e acquirenti. L’interpretazione di questo dati ha permesso al gigante inglese di ottenere un risparmio del 20% sulle spese di refrigerazione. Pari a 20 milioni di sterline.
Grazie al BIM i vantaggi nella gestione efficace (e sostenibile) di un edificio e dei suoi dati, sono molti:
Migliora il flusso comunicativo e lo scambio di informazioni fra i diversi attori coinvolti nel processo di gestione.La manutenzione diviene più efficace ed i programmi possono venir redatti in anticipo (persino in fase progettuale). Si guadagnano così mesi di tempo sui lavori.Migliora la gestione del ciclo di vita dell’edificio, così come il flusso di investimenti su di esso (che risulta più “consapevole”, prevedibile e programmabile).Migliora la gestione dello spazio: la completezza di informazione rende possibile gestire al meglio lo spazio disponibileMigliora la sicurezza: attraverso un’analisi simulata dei comportamenti della folla è possibile ricavare indicazioni utili sulla gestione delle vie di fuga, dei sistemi di sicurezza, della segnaletica.Un’analisi del consumo energetico più precisoMaggiori risparmi su variazioni e ristrutturazioni che risultano pianificabili.